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tra emotivo e immersivo - alberto gentilin

Tra emotivo e immersivo. Intervista ad Alberto gentilin, project leader di DrawLight

C’è un sacco di carne al fuoco. O meglio, ci sono un sacco di teste tra le nuvole.
Ed è esattamente tra le nuvole che ci sentiamo quando viene solleticato il nostro lato emotivo, soprattutto grazie a eventi immersivi esperienziali che sanno trasportarci in luoghi, momenti, situazioni diverse, o anche “solo” farci mettere nelle scarpe di qualcun altro.
Tutto questo per annunciarvi che oggi abbiamo il piacerissimo di condividere con voi l’intervista con Alberto Gentilin, Project Leader di DrawLight, azienda costruttrice di esperienze immersive e human centered per eventi fatti di magia.

tra emotivo e immersivo - alberto gentilin

Alberto Gentilin, Project Leader di DrawLight. Ci racconti chi sei e come sei arrivato a fare ciò che fai?

Anzitutto vi saluto e vi ringrazio per questa intervista.
Mi fa molto piacere potervi parlare un po’ di noi e di me nello specifico, oltre che dello studio e dei nostri orizzonti creativi.

Io ho iniziato (come molti) in una classica agenzia di comunicazione come account, ho una formazione per lo più letteraria e quindi il mio approccio alle cose è molto più softskills oriented. Al di là della mia formazione, è sempre stato il mio approccio generale alla vita: significa cioè che la tua base tecnica è solo uno strumento nel quotidiano (sicuramente molto utile), ma che tutto ruota attorno alle relazioni umane, alla tua curiosità e capacità di adattarti e cogliere le opportunità che ti circondano.

Come dicevo lavoravo per un’agenzia super classica: sviluppavamo strategie di comunicazione, brand identity, grafica di ogni genere etc… quando mi capitò, durante un grande evento a Padova, di vedere uno dei primissimi videomapping monumentali eseguiti in Italia. Rimasi così trasportato dalla forza di uno strumento così corale, in grado di raggiungere migliaia di persone live e, allo stesso tempo, dalle innumerevoli potenzialità artistiche che mi dissi: “voglio in qualche modo farne parte anch’io!”. Di lì a poco, per mia grande fortuna e con un po’ d’insistenza, ho avuto un’occasione di entrare a far parte del team DrawLight e ho così iniziato questa nuova avventura.

DrawLight è un’azienda che progetta e realizza installazioni tecnologiche immersive, grazie all’adozione dell’approccio neuroscientifico. Vuoi esplodere questo concetto per spiegarci il vostro modus operandi?

L’approccio alle Neuroscienze è stato per noi molto importante e ci ha cambiato molto. Lavorando principalmente con le emozioni umane era importante capire quali fossero “le regole”

per poter creare e guidare un’emozione, o meglio, un percorso emotivo basato su un’installazione artistica digitale. Volevamo per così dire “evolvere la nostra creatività” esplorando nuovi territori. Studiando come il nostro cervello e i nostri sensi funzionano, unitamente alle nostre competenze in ambito creativo, abbiamo iniziato quindi a ottimizzare le nostre esperienze immersive, differenziandoci nel mercato e creando percorsi sempre più spettacolari e coinvolgenti.

Sostanzialmente, semplificando molto il processo, si tratta di spostare parte del focus dal contenuto al fruitore, stimolando stati d’animo, consapevolezza e percezioni memorabili in chi visita le nostre opere.

La contaminazione con le neuroscienze non è stata per nulla semplice perché, chiaramente, unire scienza e creatività crea dei cortocircuiti inaspettati. A oggi però, dopo diverse sperimentazioni e decine di progetti, sappiamo come impostare il miglior approccio creativo per i nostri sensi, creando un’esperienza unica fin dalle fondamenta progettuali, ancor prima di iniziare a creare concretamente l’installazione.

Le nuove tecnologie sono una componente fondamentale nel creare eventi memorabili e aumentare l’engagement… ma non è sempre stato così. C’è qualcosa che rimpiangi di quando il digitale non era ancora così penetrante nelle nostre vite e, soprattutto, nel tuo mestiere?

Sì, le tecnologie (sia vecchie che nuove) sono importanti, ma alla base di uno studio immersivo c’è l’uso creativo della tecnica (di qualsiasi tecnica) al servizio di un’idea o concetto. L’evoluzione tecnologica va cavalcata perché ti può dare incredibili opportunità espressive, ma non dovresti mai “dare il timone di un progetto” alla tecnica altrimenti sarai sempre schiavo dei suoi limiti. Il progetto deve essere guidato da un’idea o un concetto forte lato strategico, comunicativo e sensoriale, in modo che l’obiettivo riesca sempre a essere raggiunto, anche aggirando i limiti tecnici che possono sopraggiungere.

Tornando alla tua domanda, io ho lavorato da sempre con le tecnologie, non ricordo un progetto che ne fosse completamente privo.
Il fatto però che la tecnologia non debba essere centrale nella creatività, ci sta portando spesso a creare installazioni con meno tecnica, ma molta più ricerca lato esperienziale legata ai percorsi e agli allestimenti scenici o al light design.

Mi spiego meglio con un esempio: ciò che ci emoziona maggiormente o tocca i nostri sensi con un impatto maggiore spesso non viene dalla complessità delle tecnologie impiegate.
I nostri sensi e la nostra sfera emotiva sono strumenti molto sofisticati, ma rispondono a stimoli basilari, quasi rudimentali, che spesso sottovalutiamo. Per esempio, a Milano esiste un’esperienza “semplice” che però è una delle più interessanti che si possano provare con zero tecnologia: “Dialogo nel buio”. Si tratta dell’Istituto dei ciechi di Milano che ha impostato un percorso nel buio in cui sei trasportato attraverso diverse esperienze (tra cui anche bere o mangiare), ma ovviamente senza vedere nulla.
Posso assicurarvi che questa semplice idea racchiude una grande lezione su come un’esperienza immersiva deve essere costruita e su come i nostri sensi, più di qualsiasi tecnologia, siano alla base di un percorso immersivo memorabile.

In questa società inoltre, dove siamo iperstimolati (dal nulla per lo più a livello di contenuti) quando sviluppiamo un’installazione il nostro primo pensiero spesso è: togliere, semplificare, rompere uno schema per poi ricostruire un percorso e una consapevolezza che portino a un messaggio più forte.

Che cos’è per te lo storytelling, e quanto è importante?

Lo storytelling (e il linguaggio in generale) non è solo alla base della comunicazione, ma proprio dell’intera società umana. Da sempre l’uomo racconta e tramanda storie per creare comunità unite e numerose, instaurando legami intimi di fiducia e collaborazione, per conoscere meglio se stesso e gli altri.

Quindi stiamo parlando di un fondamento della società umana, ma ricordiamo anche che non si tratta solo di raccontare con la voce. Lo storytelling infatti può toccare ognuno dei nostri sensi e una buona storia/esperienza sicuramente cercherà di coinvolgerli tutti, immergendovi completamente.
L’uomo ha quindi bisogno di storie, ma soprattutto di identificarsi con i protagonisti e gli insegnamenti racchiusi in esse.

Al giorno d’oggi è altrettanto importante saper far emergere una buona storia del flusso continuo di comunicazione in cui siamo costantemente coinvolti e il nostro lavoro ci permette proprio di creare questi luoghi e momenti speciali che sono le installazioni, nelle quali cerchiamo di dare massima espressività a una storia (sia essa fatta di parole o sensazioni emotive).

Questo concetto ci porta a un altro tema fondamentale per la creatività a mio avviso, ovvero l’anti-storytelling: la capacità di rompere ogni regola destrutturando i linguaggi tradizionali per esplorare nuove vie e modalità di coinvolgimento e narrazione. Per noi chiaramente questa deve essere una vera e propria fonte d’ispirazione quotidiana.

A questo proposito, non posso non segnalarvi il nostro blog dove parliamo di molti argomenti alla base delle nostre ispirazioni, ma ci sono ad oggi anche 3 articoli dedicati allo storytelling e all’anti-storytelling in particolare che ne spiegano significato, origini ed evoluzione nella storia recente.

Sbilanciamoci un po’: qual è stato il progetto più strano, stravagante e WTF? che ti sia mai capitato di realizzare?

In questo ultimo anno abbiamo realizzato dei progetti veramente incredibili come l’infinity room per Lavazza agli ATP Finals in collaborazione con Louder Italy (QUI il progetto)

Poi devo però citarvi almeno 3 esperienze di assoluto rilievo nella nostra storia:

Una volta abbiamo creato completamente da zero, in 3 mesi, un intero Musical (musiche, storia, soggetto completamente originali) con scenografie immersive digitali per partecipare a un contest universitario (TECH FEST) a Mumbai in India. Direi che dal punto di vista emotivo, quella fu un’esperienza piuttosto sradicante che ricorderò per sempre.

Se dovessi però sbilanciarmi su un progetto che preferisco, sarebbe sicuramente “SYNC”, sviluppato per la White Milano Fashion Week in collaborazione con Matteo Ward (co-founder e CEO di WRÅD).
Anzitutto per il tema e lo scopo che il progetto aveva: focalizzare l’attenzione in modo forte e diretto sul problema dell’impatto ambientale e dei processi produttivi del fast fashion, creando maggiore consapevolezza nei visitatori rispetto ai valori di sostenibilità e rispetto ambientale, oltre che delle filiere produttive.
Secondariamente, perché l’installazione, a livello concettuale e di percorso immersivo, univa in modo inedito differenti tecniche che andavano oltre l’uso della semplice tecnologia (per esempio l’impiego di vere piante), per poter portare il visitatore a rallentare, concentrarsi e prendere consapevolezza dei temi trattati in modo profondo e radicale.
Trovate tutto descritto al meglio QUI.
QUI invece un video dell’esperienza.

Per ultima, in ordine cronologico, non posso non citare l’esperienza immersiva sviluppata in collaborazione con il Maestro Emilio Isgrò per Fondazione Brescia Musei. Direi quasi un punto d’arrivo incredibile a livello artistico per il nostro studio. QUI trovate l’approfondimento.

Il nostro progetto più importante però lo stiamo portando a compimento proprio in questi mesi…
Stiamo sviluppando un nuovo brand con approccio completamente artistico al mondo dell’immensità digitale: si chiamerà BEYOND. Ne sentirete parlare presto, spero. 🙂

Prendi la tua macchina del tempo tascabile e viaggia nel passato. Cosa vorresti dire al te stesso quando eri agli esordi della tua carriera?

COMPRA BITCOIN!!!

Scherzi a parte, mi confermerei di aver scelto una strada e una professione incredibilmente interessante, ricca di difficoltà, ma anche di soddisfazioni.
Mi darei poi un unico suggerimento: “proprio perché la creatività e il mondo delle installazioni artistiche digitali è qualcosa di magico e incredibilmente esaltante, ricorda di mantenere sempre i piedi per terra e lavorare con molta umiltà e attenzione ai dettagli”.

Noi di Italian Events Network ringraziamo di cuore Alberto e DrawLight per aver aperto una finestra sul loro mondo, che ci dimostra come, per quanto tecnologia, Intelligenza Artificiale e scienza siano forse tra i nostri migliori alleati, il lato emotivo di tutti noi ha ancora bisogno di essere coinvolto, affascinato e stimolato, per farci vivere esperienze immersive indimenticabili.
Un altro interessantissimo argomento da approfondire durante lo IEN.

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